Lorighittas, una pasta speciale e unica al mondo
Le lorighittas, già nel loro nome, contengono la loro prima peculiarità. Infatti deriva dal sardo “loriga”, che significa cerchietto ma viene usato per indicare diversi oggetti circolari. Curiosamente uno di questi oggetti ha un’assonanza con una parte del corpo. Le lorighittas sono originarie di Morgongiori, un piccolo paese ai piedi del Monte Arci in Sardegna.
Lorighittas, anelli di pasta
Ecco, sicuramente l’anello è la prima cosa che vi viene in mente pensando a oggetti circolari. Anelli da indossare alle dita, ma anche gli anelli che si utilizzavano per legare i cavalli in sosta. L’aspetto di questa pasta è effettivamente un anello, anche se risulta chiaramente allungato. Quindi magari ci si riferisce a qualcos’altro, tipo per esempio agli orecchini circolari. E, come dicevamo, l’idea che orecchio, in sardo, si dice “origa“, potrebbe far pensare che il nome delle lorighittas possa essere riferito più a un orecchino che a un anello. In ogni caso pare sia l’origine più accreditata, senza distinguere tra anello e orecchino, proprio questa riferita a oggetti circolari. Ma potremmo andare leggermente oltre!
Lorighittas, l’arte della pazienza
Probabilmente lo sapete già, ma per preparare un solo chilo di lorighittas servono dalle 4 alle 5 ore di lavoro. Tanta, tanta pazienza. Si parte dalla creazione di fili di pasta dallo spessore di circa 2 millimetri, si tagliano e, accoppiandoli, si crea un intreccio che va a chiudersi a cerchio. Segue una fase di essiccazione naturale che dura dei 3 ai 7 giorni. Oggi almeno la fase di essiccazione può essere velocizzata, mentre non esiste un macchinario in grado di riprodurre il lavoro manuale. Quindi, ancora oggi, le lorighittas sono lavorate interamente a mano.
Una santa pazienza, come spesso dicevano i nostri nonni, che possiamo curiosamente ritrovare in un modo di dire campidanese: “Battire a sa loriga“. Il significato di questa espressione si può riassumere nell’assunto di “provare (mettere alla prova) la pazienza di qualcuno“. A questo punto ci si dovrebbe chiedere se son nate prima le lorighittas o questo modo di dire, e probabilmente non sapremo mai se uno deriva dall’altro o viceversa. Resta comunque un’altra ipotesi per trovare l’origine del nome delle lorighittas.
Resta un’ultima considerazione in merito al nome, e prende sempre spunto da un detto campidanese: “Appiccadi a sa loriga!“. Letteralmente: attaccati all’anello (di corda), ovvero impiccati. Ecco, a questo punto probabilmente vedrete nell’intreccio di questi anelli di pasta la rappresentazione di un cappio. Togliamoci dalla testa quest’idea e andiamo oltre, al loro condimento.
Come condire le lorighittas
A parte l’arte della pazienza e la precisione nel prepararle, le lorighittas sono pasta secca. Esiste una ricetta tradizionale che prevede di condirle con un sughetto di pomodoro e galletto. Già su questo condimento, accettato come canonico per le lorighittas, possiamo trovare discordanze sul fatto che ci debba essere o meno lo zafferano, e che si debba terminare il piatto con o senza formaggio. Ma non siamo qui per disquisire di questo. Anche perché molto spesso vengono condite con semplice sugo al pomodoro, in brodo (eh sì), con sughi più pesanti o addirittura in bianco, con solo un filo d’olio e bottarga. Insomma, la vostra fantasia vi porterà a condirle come riterrete meglio, anche tenendo conto del fatto che, visti i costi di preparazione, dovrete stare molto attenti a non sprecarne nemmeno mezza.
Oggi sono tanti i ristoranti e gli chef che propongono le lorighittas rivisitandone il condimento con ingredienti di terra (carne e verdure) e mare (pesce). Una sola cosa vogliamo dire a proposito del condimento originario: il galletto ruspante al sugo prevede, nella sua ricetta, lo zafferano!
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