Malloreddus, l’origine del nome della pasta sarda più famosa
Eccoci nuovamente alle prese con i nomi dei nostri prodotti. I nomi in sardo ovviamente. Avrete notato che a noi i malloreddus piacciono davvero tanto, li proponiamo in tante varianti, ma vi siete mai chiesti da dove arrivi questo nome così simpatico? No? E va bene, noi ve lo diciamo lo stesso, tenendo presente che spesso certe radici si perdono nella notte dei tempi.
Malloreddus, la pasta
Naturalmente li conoscete già, magari nella loro versione italianizzata da una famosa azienda produttrice di pasta e poi a seguito da tutte le altre. I malloreddus (che vengono chiamati gnocchetti sardi) occupano ormai un posto speciale nelle dispense di tutti gli italiani e nei cataloghi di tutti i pastifici. Inutile dire che nei pastifici sardi la fanno da padroni, e noi non siamo da meno. I malloreddus (non chiamateli gnocchetti davanti a un sardo) sono delle piccole conchiglie rigate sull’esterno, e questo è dovuto al fatto che, quando vengono fatti a mano, si prende un tocchetto (o gnocco) di pasta e lo si “spalma” sul fondo di un setaccio. A dire il vero oggi si usato degli attrezzi appositi (rigapasta o rigagnocchi), o i rebbi di una forchetta, ma in origine era il setaccio a dare quella caratteristica rigatura.
Conchiglie di pasta?
Sì, abbiamo appena affermato di aver ottenuto delle conchiglie di pasta. Però il significato non è quello. Abbiamo parlato anche di tocco di pasta, di gnocco, e non è un caso se la traduzione italiana porta proprio alla parola gnocchetti. Infatti secondo alcune interpretazioni, il nome malloreddus deriva dal termine latino “mallolus” che significa tronchetto di pasta. Ci verrebbe da chiederci perché tradurre un nome che può benissimo essere pronunciato in italiano, ma non lo faremo. Noi prendiamo per buona la traduzione e diciamo che sì, gnocchetti è la traduzione del termine “mallollus“. Ma non è l’origine del termine “malloreddus“.
La vera origine del nome
Eh no, il risultato della lavorazione di acqua e semola di grano duro, con la creazione finale delle nostre conchigliette rigate di pasta, in realtà agli occhi dei nostri avi ricordava ben altro animale. Un animale utilissimo per lavorare i campi, ovvero il toro. Già, “su malloru” è il nome in sardo del toro, che un tempo era la macchina agricola per eccellenza nei campi della Sardegna (e non solo). Pertanto il termine “malloreddu” sta a indicare il vitellino. E in conclusione, esatto: i malloreddus, per la fantasia dei sardi di allora, ricordavano tanti grassi vitellini al pascolo. Immaginate i cesti pieni di malloreddus pronti a essere buttati nell’acqua bollente. Non ci vedete anche voi dei vitelli al pascolo? Magari ora sì, e magari usando un bel po’ di immaginazione, ma è una somiglianza figurativa.
Malloreddus o cicioneddos?
Una precisazione è doverosa, e riguarda la distinzione tra malloreddus e cicioneddos. I Malloreddus, originari del sud Sardegna (Campidano, in particolare) sono una pasta corta da condire in svariati modi (la ricetta originale è alla campidanese, con sugo di salsiccia o di maiale e zafferano), mentre i cicioneddos, originari del nord Sardegna, sono lunghi la metà dei malloreddus e rappresentano per lo più un taglio da minestra, minestrone, zuppa. Insomma, i cicioneddos si mangiano in brodo. Niente vi vieta, però, di condirli come fossero solo dei piccoli malloreddus.
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Autore
La redazione di Sardissimo, che si occupa della predisposizione degli articoli e delle parti descrittive di pagine e prodotti. Insomma, se c'è da scrivere la redazione scrive a due, quattro o più mani!